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L’Antiaging

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anti aging

Qualunque intervento, medico o chirurgico, che abbia il fine di ripristinare ciò che l’età ha alterato nel nostro organismo, è un “trattamento antiaging“; pertanto la “terapia antiaging” ha una grossa capienza di contenuti che spaziano in molti settori della medicina e sempre più si espandono. Endocrinologia, geriatria, malattie del ricambio, genetica, medicina rigenerativa, biochimica, farmacologia, chirurgia, dietologia, dermatologia, ecc., concorrono ad ampliare questo nuovo ramo della medicina, che assume sempre più caratteristiche multidisciplinari. Fanno eccezioni alcuni settori altamente specializzati, per lo più chirurgici, che sono vere nicchie esclusive di alcuni specialisti con particolari competenze.

Anche le ricerche epidemiologiche di antropologia, botanica, zootecnia, con dati statistici provenienti da grandi numeri di popolazione, ci forniscono elementi salutistici per perfezionare le nostre diete, perchè confermano ciò che è risultato buono per la nostra salute, o ridimensionano ciò che si riteneva buono ed invece è risultato dannoso.

ANTI AGING opera in tre settori diversi, ancora distinti, ma che forse dovrebbero agire in sincronia, come suggeriscono le nuove acquisizioni delle scienze mediche.

  •  La medicina estetica, con pratiche chirurgiche più o meno invasive, per correggere gli inestetismi visibili con effetti immediati, che gode di una larga autonomia rispetto agli altri settori.
  • La medicina ormonale, che include la “terapia ormonale sostitutiva”
  • La medicina del ricambio e del metabolismo, intrisa di biochimica, genetica e dietologia.

Circa la chirurgia estetica ci limitiamo alla seguente considerazione: intervenire su un tessuto sano, anziché in presenza di alterazioni metaboliche o ormonali in atto (diabete, ipertensione, gotta, distiroidismo, ecc.) è cosa ben diversa. Non considerare, ed eventualmente corregge, il substrato biologico su cui si deve lavorare può costare caro. Il presupposto di una buona prassi di chirurgia e medicina estetica, è che il processo riparativo sia rapido e completo e, per avere ciò, è necessario che il tessuto trattato sia sano e reagisca bene, per guarite in fretta, senza complicanze e senza cicatrici deturpanti. Pertanto va preparato, vanno eliminate, o almeno ridimensionate, le circostanze sfavorevoli dovute a patologia o anomalie metaboliche o ormonali. Va ripristinato lo stato di salute generale in modo da portare i tessuti nelle migliori condizioni biologiche, proprio per garantire “il risultato d’effetto”. In fin dei conti chi si sottopone ad un intervento di estetica fa una scelta non obbligatoria e quindi il “dopo” deve essere assolutamente meglio del “prima”. Fatto il danno non servirebbero a nulla le giustificazioni per una mancata valutazione preliminare dei rischi occulti, cosa possibile si, ma comunque forse nemmeno ricercati. Pertanto non si può prescindere da una visione distica del soggetto, del suo status e delle sue esigenze estetiche e funzionali.

Le ultime due branche, invece, sono destinate a lavorare sempre più in un insieme non separabile e, salvo eccezioni particolari e ben definite, sempre con una visione distica della persona oggetto dell’attenzione.

Ma vi sono dei chiarimenti da fare per far comprendere, a chi ne abbia bisogno, quali sono le attenzioni preliminari da osservare, in modo che possa scegliere la strada da seguire, lo specialista da interpellare, il tempo da dedicare, lo stile di vita da osservare, per ottenere il meglio del fattibile.

Oggi si parla molto di terapia ormonale sostitutiva nell’ambito della medicina antiaging e si discute se si debba intervenire con ormoni sintetici (HRT) o bioidentici (BHRT). In alcuni casi la disquisizione può essere di interesse relativo, infatti molti ritengono che vi sia un equivoco di base nel parlare genericamente di HRT o BHRT nell’antiaging. Se vi sono patologie ormonali queste vanno corrette con criteri terapeutici per curare la sintomatologia della patologia in atto. In tal caso la scelta se l’ormone sia sintetico o bioidentico ha poca importanza, in quanto comunque deve essere garantito il migliore effetto con il danno minore; ma deve essere ripristinata la funzione nella sua integrità, con la massima efficienza terapeutica consolidata. Se, invece, il nostro obbiettivo è allontanare la senescenza, il compito del terapeuta è di riassestare i valori ematici in decadimento ad un livello che corrisponda ad una normale attività ormonale o metabolica. Con il passare degli anni si ha un rallentamento dei ritmi riproduttivi e secretivi delle cellule, una caduta delle funzioni, correlata, il più delle volte, a valori ematologici ormonali normali, ma minimi, senza alcuna patologia.

A cura del prof. Giulio Iasonna


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