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Insulino resistenza. Che cos’è?

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 Per insulino-resistenza si intende l’aumento della quantità di insulina necessaria per mantenere il glucosio ematico al livello fisiologico. L’insulina è una proteina prodotta dal pancreas, indispensabile per il passaggio del glucosio nell’interno delle cellule. E’ un ormone a cui corrisponde un recettore situato nella membrana cellulare, la proteina IRS-l, alla quale l’insulina si lega per permettere l’ingresso del glucosio nella cellula. Insulinoresistenza può dipendere da:

1. Cause ormonali:

Iperattività corticosurrenale (cortisolo e glucocorticoidi, l’ormone della crescita (GH), glucagone, adrenalina), ipogonadismo, bassi livelli di testosterone.

2. Cause farmacologiche:

L’uso prolungato di corticosteroidi e di GH può indurre insulinoresistenza.

3. Cause alimentari,  Indice glicemico degli alimenti

Consumo di alimenti ad alto indice glicemico.

Iperinsulinemia

Strettamente connesso con l’insulinoresistenza. è l’aumento della insulina nel sangue. Il tasso di insulina a digiuno normalmente è inferiore a 10ng/ml (o 1g/l) e si considera normale entro i 20ng. Dopo un pasto si ha un aumento della glicemia e di insulinemia perchè il pancreas secerne insulina per riportare alla norma la glicemia; a due ore dal pasto la glicemia ritorna alla norma. Alcuni soggetti hanno un tasso insulinemico già elevato a digiuno, mentre altri presentano un picco insulinemico post prandiale decisamente elevato, ciò dipende dagli stessi fattori che inducono insulinoresistenza, da fattori alimentari (pasti ricchi di cibi ad altro Indice Glicemico) e genetici che predispongono all’obesità, al diabete e molte altre malattie. Una ipersinsulimenia persistente è comunque causa ed indice di una resistenza insulinica.

La glicazione delle proteine

La iperglicemia persistente, con una elevata insulinemia, porta ad una glicazione delle proteine, cioè aumenta la quota delle proteine (emoglobina, albumina e collagene) che si legano alle molecole di zucchero. La glicazione è fisiologica, ma se è elevata, contribuisce alla degenerazione delle proteine coinvolte.

In seguito alla glicazione il collagene perde la sua struttura, il tono e l’elasticità, soprattutto al livello cutaneo. Ne consegue l’invecchiamento della cute. Laumento del livello di radicali liberi e la comparsa dello Stress Ossidativo sono alla base del processo infiammatorio cronico (nella cute corrisponde alla cellulite).

Per valutare la situazione glucidica e insulinemica, e quindi  la resistenza insulinica, si dosano i livelli di insulina e glucosio a digiuno e dopo due ore da un pasto standard, oppure con curve da carico. Una valutazione più ampia dello stato di compromissione generale dell’organismo, si ottiene con il CAF: il Cellular Aging Factors, un insieme di analisi che estende l’indagine sui quattro processi fisiologici fondamentali dell’organismo: glicazione, metilazione, ossidazione e infiammazione, strettamente interconnessi tra loro.

La cura fondamentale è sempre l’alimentazione: è consigliabile scegliere i cibi a più basso indice glicemico, organizzare pasti completi a basso carico glicemico, scegliere gli integratori giusti e prodotti anti-glicanti, antiossidanti, i complessi vitaminici più adatti a bilanciare l’equilibrio ossido riduttivo. Se coesiste un sovrappeso o un’obesità, si adotta una dieta in grado di correggere l’insulinoresistenza/ l’iperinsulinismo.  E’ importante conoscere il comportamento di alcuni alimenti in funzione dell’Indice Glicemico.

Caratteristiche dell’Indice Glicemico di alcuni alimenti

Pizza Molte persone hanno notato che dopo l’assunzione di una pizza il tasso glicemico rimane elevato per tempi più lunghi di quanto previsto e di quanto avviene con altri alimenti. Ahern et al. hanno studiato, su pazienti insulino dipendenti, l’andamento della glicemia dopo un pasto con pizza o con focaccia, rispetto ad un pasto con cibi con corrispondente indice glicemico. Inizialmente la glicemia si innalza allo stesso livello, ma dopo l’assunzione della pizza la glicemia continua a salire ancora per 4/6 ore.

Riso è un alimento importante nella dieta diabetica perché può raggiungere un IG alto in alcune circostanze. E’ stato rilevato che gli indici glicemici del riso sono variabi da un minimo di 54 ad un valore massimo di 132, a causa del rapporto tra “amilosio e amilopectina” presenti in quantità diverse nelle differenti varietà di riso. L’amilosio è uno zucchero polisaccaride che deriva dall’unione di centinaia di molecole di glucosio ed, insieme all’amilopectina, è uno dei componenti dell’amido;  un basso contenuto di amilosio coincide con un alto I.G., come nel riso integrale. Alcune varietà di riso Basmati, a grani lunghi, o il Doongara australiano, hanno un maggiore contenuto di amilosio rispetto al riso normale ed, in effetti, hanno valori intermedi di IG. Per cui sono identificabili quattro tipi di riso: a grani lunghi, a grani medi, a grani piccoli e quello chiamato” riso dolce”, usato nella cucina asiatica. Questo tipo di riso non contiene amilosio, ed è quello che ha il più alto indice glicemico. Generalmente il riso a grani lunghi ha un maggior contenuto di amilosio e quello a grani corti ha il contenuto di amilosio più basso.

Patate. Sembra che anche nelle patate vi sia un rapporto costante tra contenuto di amido e IG, a seconda delle varietà. Uno studio di Brand Miller sull’effetto delle patate sulla glicemia ha dimostrato che gli I.G. sono variabilissimi, da 67 a 158; ed anche in questo caso il maggior contenuto di amido corrisponde ad un I.G. alto.  La varietà Pontiac (le patate dalla buccia rosa) ha un IG minore pari a 80 rispetto alle altre varietà di patate perché contengono poco amido.

        Latte. Il latte bovino scremato ha un IG maggiore del latte intero perché con la scrematura aumenta la concentrazione di carboidrati. Il latte di soia ha un contenuto di carboidrati pari a 4,5 g/100 ml., con un IG di 43 ed i fagioli di soia hanno un IG pari a 25. Ma questi sono dati relativi. Va ricordato che il latte di soia è prodotto in modi diversi e quindi l’IG varia in base alla manipolazione del prodotto ed al residuo di amido.

Le maltodestrine hanno stesso IG del glucosio. E’ quindi evidente che l’indice glicemico dei cibi varia molto in base ai seguenti fattori: contenuto in amido, modalità del processo di raffinazione, grado di maturazione alla raccolta, stato di cottura o meno dell’alimento.

Ovviamente la qualità del pasto influisce sul carico glucidico. Con un consumo abitualmente elevato di glucidi ad alto IG può comparire una resistenza insulinica per la persistenza dell’iperinsulinemia. L’organismo risponde all’aumento della glicemia con una maggiore produzione di insulina, per convogliare più glucosio all’interno delle cellule, accumularlo come glicogeno, trasformarlo in grasso, stimolando, infine, la produzione di colesterolo, come avviene nel diabete di tipo II.

Prof. Giulio Iasonna

Specialista in Malattie metaboliche, Immunologia, Allergologia, Medicina interna.

Dietologia e nutrizione.


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